nondisughero

Il tappo a vite non è standardizzato.
Ogni sua parte è stata scelta
in base alla tipologia del vino,
all’annata e all’affinamento che dovrà fare.

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Questo garantisce alcuni vantaggi:

La capacità del vino di affinare e di essere messo nelle migliori condizioni per farlo, da qui la certezza che al momento del consumo il vino sarà al suo meglio.

La praticità di apertura che garantendo un risparmio di tempo, diventa utile per raccontare le caratteristiche del vino, l’abbinamento gastronomico e l’idea di produzione del vignaiolo.

La praticità di apertura che agevola il privato e dà la possibilità di consumare la bottiglia in due o tre giorni, conservandola al meglio senza armeggiare con sugheri che non rientrano nel collo della stessa e danneggiano il vino a causa delloro cattivo stato di conservazione.

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Questi vantaggi mi hanno portato a scegliere
questo tappo per i miei vini.

Un tappo di ultima generazione che permette di scegliere al proprio interno diverse membrane a cui corrisponde un determinato passaggio d’ossigeno, fattore fondamentale nell’affinamento di un vino e diverso per ogni annata e varietà.


È vero, a qualcuno il tappo a vite non piace a prescindere.
Ma d’altro canto è sbagliato credere che il sughero sia sempre meglio.
In termini di sostenibilità la coltivazione delle querce da sughero ha un forte impatto ambientale con alte emissioni di CO2.

Inoltre non esiste una sola tipologia di sughero, e molte volte il tappo idoneo per una certa annata e un certo tipo di affinamento, non è reperibile.

Senza contare che essendo un materiale organico, è soggetto alle intemperie, può quindi subire alterazioni che si ripercuotono sul vino. 
Per trovare un aspetto negativo col tappo a vite è che si perde il romanticismo del rito di stappare la bottiglia, ma qui entriamo nel campo dei gusti e delle preferenze personali.


La mia amica Francesca, ad esempio, dice che il momento più romantico legato al vino è quando lo si beve, possibilmente in compagnia di persone che ci fanno stare bene.

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Sono due anni, almeno, che ragiono su questa e su altre scelte aziendali.

Dal 2015 ho intensificato i momenti dedicati al vino: serate di degustazione classiche e più informali.
Ho conosciuto molti produttori, distributori, sommelier e potenziali clienti.

Insieme a queste esperienze si sono aggiunti due avvenimenti importanti.
Nell’agosto del 2019 una tempesta ha raso al suolo due mie vigne, dimezzando la produzione e quasi annullando l’annata di Freisa.
 
A Marzo 2020 è iniziata la guerra contro un nemico invisibile ma subdolo, che mi ha fatto capire una volta di più e a distanza di poco tempo, quanto piccoli ed impotenti siamo rispetto alle avversità della natura.
 

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Queste esperienze mi hanno portato ad usare
il tempo della quarantena per agire, finalmente.

Voglio che i miei vini artigianali rappresentino il mio modo di essere vignaiolo.
Non solo il vino, ma anche quello che possono raccontare le etichette o per le innovazioni tecniche che presentano le bottiglie.

Il tappo a vite è la scelta tecnologica e razionale. La scelta di cuore e di narrazione, per raccontare la filosofia di
CA' DEL PRETE, è stata rielaborare le etichette dei vini, volendo fortemente al loro interno una figura umana stilizzata.

Figure dal profilo e dal carattere diverso, che osservano, oziano, o forse stanno solo aspettando il momento giusto per agire.

Figure a contatto con la campagna e con gli animali, a cui sarebbe bene guardare più spesso.
Insomma, persone che in vari modi possono essere associate ai vignaioli ma anche ai consumatori stessi.

Una scelta che ci faccia capire l’importanza della convivenza tra uomo e natura, il rispetto che le dobbiamo e l’apprezzamento per quello che ci regala.
Etichette che raccontino il mio modo di stare al mondo e produrre vino.

Grazie dell’attenzione, del tempo e del sostegno.

Per un bicchiere di vino ed una chiacchierata, su questi o altri temi,
sapete dove trovarmi.

La cantina è (quasi) sempre aperta!

Luca Ferrero

CA' DEL PRETE - VINI ARTIGIANALI - VIGNE A COLTIVAZIONE BIOLOGICA

CA' DEL PRETE di Luca Ferrero
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